Stone e Dry Garden - Mu.Vi.

L'acqua dolce presente sul nostro pianeta corrisponde soltanto al 2,5% di tutta l'acqua disponibile immagazzinata nei mari. Con la crisi climatica, risparmiare acqua diventa doveroso per assicurare un futuro migliore ai nostri figli e attuare un gesto concreto per aiutare l'ambiente.


Il Mu.Vi., da sempre attento a queste tematiche, oltre ad utilizzare il biolago realizzato dal Centro Studi per il recupero e la conservazione delle acque meteoriche per l'irrigazione del bioparco, nella zona di accesso al laghetto ha deciso di implementare scelte ecoetiche anche nelle strutture esterne. In questo modo il Museo prende vita e mostra come sia possibile, ad esempio, sostituire il pratino (troppo bisognoso di continue irrigazioni), con un "Dry Garden" e uno "Stone Garden". È così durante la piacevole visita al parco si riscoprono antiche tecniche per realizzare mosaici in pietra, secondo forme sempre attuali e significative.

Come vedremo il mosaico con il fiore a sei petali - fiore della vita - è diventato il logo del Museo!

In collaborazione con Oklahoma University - stagista Guillermo Fuentes Rosales


Ma vediamo nel dettaglio cosa si intende per Dry Garden e Stone Garden.

 - Si definisce Dry Garden* un "giardino asciutto" proprio perché ha consumi effettivi di acqua molto limitati e contenuti. Questo è reso possibile utilizzando piante che si prestano a questa tipologia di uso e preparando in modo conveniente il terreno. Per approfondire tale argomento è disponibile anche in internet molta documentazione.

Dopo aver svolto studi e ricerche, abbiamo realizzato da noi la scelta e la piantumazione delle essenze necessarie optando per la siepe il cipresso leyland, sono praticamente autosufficienti, e necessitano di poche innaffiature, solo nei periodi di forte siccità.

Per il prato abbiamo realizzato tre spazi, uno con Cynodon Dactylon (gramigna gentile o Bermuda Grass), è una macroterma con un optimum di temperatura intorno ai 30°C, ossia una maggiore capacità di resistere, vegetare e rimanere verde alle alte temperature ed in condizioni di siccità.

Di contro al di sotto di 13°C vanno in dormienza ovvero interrompono la vegetazione, uno stato caratterizzato visivamente dalla perdita di clorofilla nei tessuti (le piante diventano gialle e/o marroni) per risvegliarsi e tornare a rinverdirsi con l'arrivo della primavera e l'innalzamento delle temperature. Ma il prato rimane e le macroterme si scelgono perchè consentono di ridurre il consumo di acqua anche del 50%, richiedono un modesto utilizzo di fertilizzanti, vegetano anche in terreni poveri di sostanze nutritive e necessitano di tagli in quantità molto ridotta rispetto alle microterme. In conclusione un prato virtuoso ed ecologico!

Analogamente le altre due zone hanno visto rispettivamente l'uso della Lippia nodiflora**, tappezzante perenne dai piccoli fiori bianchi, varietà 'Canescens'. Questa ha il vantaggio di non crescere oltre i 5/10 cm di altezza. Si tratta quindi un prato fiorito capace di dare grandi soddisfazioni senza che sia necessario sobbarcarsi troppi lavori di manutenzione. È anche l'unica mellifera, cioè attira molto le api: un prato di Lippia può essere un piccolo atto concreto per dare una mano all'ecosistema.

La zona rimanente, costituita da una aiuola e dalla zona perimetrale del biolago, è stata sperimentalmente "piantumata in zolla", prelevando le porzioni dal precedente prato (nelle zone interessate dallo stone garden), con le piante che hanno resistito a questi due ultimi anni particolarmente caldi e siccitosi. Si è trattato quindi di una integrazione con autoimpianto selettivo, praticamente dal costo nullo.

Abbiamo utilizzato anche arbusti di lavanda, sempre resistenti alla siccità e piacevolmente profumati in estate, inseriti in una piccola aiuola realizzata con la tecnica dello "Stone Garden".

 - Si definisce Stone Garden* un giardino dove una consistente parte della struttura è composta da "pietre", intendendo il termine nella sua accezione più ampia. Non esistono schermi rigidi o regole fisse da rispettare, purché sia in grado di suscitare nell'osservatore un naturale senso di equilibrio e di bellezza.

Noi abbiamo cercato di utilizzare quando possibile i materiali presenti nelle vicine cave***. Riepilogando nel giardino troviamo: ghiaia grigia, ciottoli di cava e non di fiume (la raccolta è vietata), ciottoli di vari colori e dimensioni, materiale lapideo e laterizio di recupero, elementi di arredo.

Gli spazi dove sono state create aiuole e vialetti sono stati preventivamente liberati dall'erba utilizzando quella idonea, come detto, per il nuovo prato. Abbiamo proseguito ricoprendo il terreno con uno strato di materiale pacciamante, al fine di impedire la crescita delle malerbe e al tempo stesso permeare l'acqua durante gli eventi meteorici e mantenere l'umidità, anche nelle zone prospicienti il verde. Per il telo pacciamante abbiamo cercato di riutilizzare materiali di recupero favorendo l'Economia circolare. In foto è visibile la zona dove è stata creato il "fiore della vita" con il telo pacciamente steso.

Le COMPOSIZIONI IN PIETRA del nostro stone garden sono attualmente quattro.

La prima si trova descritta nella pagina dedicata al "4 ottobre omaggio a S. Francesco".

La seconda, WORKING IN PROGRESS, è situata di fronte all'ingresso del parcheggio, è un preludio alle altre e graficamente è ottenuta dal susseguirsi di 6 cerchi sovrapposti ed ha come schema di costruzione l'Esagono. Poligono assolutamente perfetto, l'Esagono racchiude in sé tutto il simbolismo che è alla base del "Fiore della Vita", che vedremo più avanti, ed a livello esoterico rappresenta il Tutto. L'abbiamo chiamata Working in Progress a significare come da questa discendono le altre, proseguendo la costruzione geometrica. Si tratta di sei semicerchi aventi per centro i vertici dell'Esagono di costruzione.

Leonardo da Vinci, che ha studiato ed approfondito questa figura, riportando le regole della Sezione Aurea in molti dei suoi lavori, ha correlato in tale proporzione il lato del triangolo con la distanza fra due qualsivoglia lati paralleli. Con i suoi due triangoli opposti e sovrapposti, è la rappresentazione della regola sacra "Tanto in Alto, Quanto in Basso", rappresenta l'Unione tra Cielo e Terra, Materiale e Spirituale ed è la perfetta armonia tra polarità opposte e la loro integrazione. Notate che inscritto alla coppia di triangoli troviamo proprio l'Esagono, e questo è anche la forma di cristallizzazione dell'acqua


Lo schema esagonale è inoltre contenuto nel nostro DNA ed è alla base della formazione stessa del nostro codice genetico. Le diverse proteine che creano la doppia elica sono legate tra esse in modo esagonale e costituiscono la formazione chimica più stabile ed equilibrata raggiunta.

FIORE DELLA VITA - logo del Mu.Vi.

Modificando alcune linee di costruzione si ottiene dunque Il fiore della vita (detto anche: fiore a sei petali, rosa dei pastori, rosa carolingia, rosa celtica, stella-fiore, stella rosetta, fiore delle Alpi, stella delle Alpi, sole delle Alpi). È una figura geometrica avente simmetria esagonale e fa parte della Geometria Sacra, la quale comprende una serie di forme geometriche che, oltre ad essere bellissime e spettacolari, hanno un profondo significato simbolico e metafisico e sono caratterizzate dalla Proporzione Divina, la geometria della Natura.

Racchiude quindi in sé la Perfezione, la Creazione e il suo completamento. I suoi tanti significati lo rendono un simbolo di equilibrio, armonia, rinascita e protezione. Simbolo stesso del rapporto tra Macrocosmo e Microcosmo, Il Fiore della Vita rappresenta la Vita stessa. Questo diffusissimo mandala, che in antichità è stato anche chiamato "Sesto Giorno della Genesi", rappresenta proprio la "Creazione" la materializzazione dell'Idea Divina. In naturta esiste un famoso fiore a sei petali ed è chiamato "Stella di Betlemme"

Alla luce di tutte le considerazioni esposte abbiamo voluto inserire questo simbolo nel nostro Stone Garden! Così la spazio con il telo pacciamante visto in precedenza è stato trasformato in un "mosaico di ciottoli".

Come vedete contiene un ulteriore cerchio centrale che lo rende ancora più simile ad un fiore e ricorda gli antichi mosaici.

Tremiti, Isola di S. Nicola, chiesa di S. Maria a mare                    Brescia, Domus Ortaglia

In ogni caso i sei petali del fiore della vita rappresentano anche sei mandorle e la vescica natatoria del pesce, a tal proposito riporto una interessante considerazione tratta da "Simmetria Institute Library Museum - fondazione Lanzi"

Esaminando il disegno del progetto di una chiesa-tipo esapetale si può scoprire un simbolo fondamentale racchiuso nella pianta di base: è la figura del "fiore a sei petali", che nasce dall'incrocio dei sei cerchi maggiori costruiti sulla prima circonferenza, il cosiddetto "fiore della vita" che costituisce uno degli elementi iconografici che si trova nell'arte di tutto il Medioevo europeo (e che non costituisce, come si crede, un motivo iconografico esclusivo dell'Ordine dei Cavalieri Templari). Esso è formato da sei "mandorle", la figura geometrica entro cui viene raffigurato il Cristo o la Madre sul portale delle chiese, nei mosaici o nei dipinti, e Guénon mette in rilievo il doppio senso della parola luz, significante in ebraico "mandorlo", ma che è anche il nome della città in cui Giacobbe lottò con l'Angelo. La "mandorla" è la porta che mette in comunicazione il mondo umano con l'oltre-umano, porta ierofanica attraverso cui il Divino si mostra all'uomo, passaggio per mezzo del quale si raggiunge la luce della conoscenza.
La "mandorla" è chiamata anche vesica piscis con riferimento alla vescica natatoria dei pesci: da qui l'accostamento del simbolo della mandorla al "pesce", l'essere che vive nell'acqua e quindi è figura del germe delle possibilità presenti nell'Acqua primordiale nella quale è contenuta ogni potenziale manifestazione.

*dettagli su richiesta.                                            ** Botanical Dry Garden Orbetello (GR)                                                        ***Cave Innocentini Santi & Figli (AR)

FIORE DI LOTO

Raddoppiando l'esagono otteniamo dodici petali, essi quindi simboleggiano tutto ciò che nella simbolica è "dodici". Tralasciando per brevità di trattazione questo filone, noi abbiamo suddiviso in due parti tale figura, semplificate le circonferenze di costruzione, e preso la parte superiore che rappresenta il fiore di loto.


Il termine giapponese per indicare il fiore di loto è hasu 蓮 e significa "purezza dell'anima".

In oriente è così importante che ha ispirato grandiose architetture.

Il loto è un fiore particolare perché ha in sé un fascino naturale nonostante le sue radici siano immerse nel fango. Proprio per la sua capacità di sbocciare in tutta la sua bellezza dal fango, simboleggia la rinascita in un mondo contaminato dalle impurità.

Il loto è considerato un fiore sacro sia per il Buddhismo che per l'Induismo. Nella religione Buddhista ha una forte simbologia e rappresenta l'integrità del corpo e della parola e l'elevazione spirituale dell'uomo virtuoso.

Questo fiore, che nasce nel buio e nel fango, arriva fino in superficie pulito per aprire i suoi petali quando viene colpito dai raggi del sole per poi richiuderli una volta arrivato il buio.

Infatti, uno dei testi fondamentali della religione Buddhista, il Sutra del Loto, parla proprio della forza vitale universale che dà origine e regola tutto ciò che esiste.

il fiore di loto più conosciuto è di colore rosa, e rappresenta la divinità. E così il nostro fiore è stato reallizzato proprio con ciottoli rosa!

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